Colori in versi
Ho preso la tavolozza dei miei ricordi, carica di mille colori,
mescolata poi, alla mia fantasia ed ai miei pensieri
ho visto ombre ovattate, dalla bruma mattutina,
uscire come fantasmi, per entrar in una bianca tela
nere zolle a contornar viottoli fangosi, ansiosi del primo gelo,
salici scuri e rugosi, in parata, aspettando il generale inverno
silente è la campagna, placida la laguna
solitarie figure l’attraversano scivolando con leggero sciabordio
fioche luci in lontananza a rischiarar la scura notte che s’avanza,
tutto si quieta, sol nel Gran Canal s’accende la festa
ho colorato di ocra le alte vette imbiancate,
di piombo il cielo ghiacciato
di giallo, cobalto e viola, l’alba ed i tramonti
di verde campagne e placide lagune
ho viaggiato per il mondo con la fantasia
e riempito di mille persone le mie bianche tele
la mia sete di colori non si spegne ed arde ancora,
la mia fame di sapere e di sognare non è mai sopita.
Dino Giacomel
Biografia:
per chi non mi conosce mi chiamo Dino Giacomel, nato a Ceggia nel 53; fin dalla giovane età il disegno prima ed i colori poi mi hanno sempre affascinato.
Ma di arte non si mangiava, perciò ho iniziato a lavorare prima alla Montedison, poi per 30 anni nello zuccherificio in paese, fabbrica che mi è rimasta nel cuore, per finire gli ultimi anni di nuovo a Marghera.
La mia passione giovanile per l’arte non si è mai sopita, anzi da neofita consumando quintali di colore e maledicendo la mia inesperienza col tempo ho acquisito molte conoscenze tecniche da solo, essendo per necessità un pittore autodidatta.
Chi vedrà le mie opere ne troverà alcune ispirate a poesie o racconti di famosi letterati, altre ricordi d’infanzia o di viaggi, però gran parte è un omaggio a questa nostra meravigliosa terra veneta ed italiana, troppo spesso maltrattata; chiudono la mostra opere che rappresentano i miei stati d’animo vissuti in questo brutto periodo.
C’è un quadro che nella sua pochezza voglio faccia riflettere ed è “l’aquilone” simbolo di gioco e spensieratezza, esiste un Paese dove gli aquiloni sono proibiti, assieme alla musica, alla pittura, alla scultura, alla scuola ed al lavoro per l’altra metà del cielo.